• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

lunedì 31 marzo 2014

On fire!!!

Venerdì 28 marzo, ore 21 e 30. Quarta giornata di ritorno del campionato Open della UISP. Il maglio del peggio contro Impiccababbu. Partiamo da questo momento per raccontare come sono andate le cose. All’andata avevamo sudato parecchio per portare a casa i due punti, per cui sapevamo bene che la partita di venerdì sarebbe stata una vera battaglia giocata fino all’ultimo secondo. Gli Impiccababbu entrano in campo feroci e determinati. La partenza è di quelle sprint, è di quelle dello scorso campionato. Quando partiamo così sono cazzi amari. Difesa stretta e impenetrabile, ottima circolazione e medie quasi perfette al tiro ci portano dopo poco tempo in vantaggio 16 a 2. Anche noi siamo un po’ stupiti, gli avversari proprio non sono scesi in campo. Il primo quarto si chiude 21 a 9 per noi. Ottimo!!! La partenza del secondo quarto è ancora meglio del primo. Gli avversari imbarcano acqua da tutte le parti, vengono letteralmente spazzati dalle nostre conclusioni dalla lunga distanza. Tutti siamo in giornata e si vede. Il solco tra le due squadre si allunga ulteriormente. Noi controlliamo e colpiamo con facilità. All’intervallo siamo avanti di 24 punti. 43 a 29. Sappiamo bene che gli avversari sono meglio di così, sappiamo che entreranno in campo agguerriti e determinanti. Il terzo periodo è quello determinante. Il problema e che oggi non c’è ne per nessuno. Siamo devastanti e fastidiosi. La difesa è impenetrabile, e anche se loro fanno due canestri di fila, noi rispondiamo facendogliene tre. Le mani sono calde!!! Il loro morale è li, steso in campo, MORTO!!! Alla fine del terzo quarto non cambia niente. 61 a 37. Negli ultimi 10 minuti passeggiamo e controlliamo la partita. Abbiamo le mani sull’osso e non lo molliamo più. Continuiamo a segnare e difendere con grinta. Risultato finale, Il meglio del peggio 50 Impiccababbu 74. Una partita perfetta. Ottima prestazione. Ottima squadra. Il morale è alto e la convinzione di poter fare grossi risultati ormai è diventata consapevolezza. Vènerdì giochiamo contro “tissimerdaalè, tissimerdaalè”. Continuiamo così. Uniti e fidenti. Forza IMPICCABABBU.

martedì 25 marzo 2014

Senza titolo

Giocare certe partite non è mai facile. Giocare certe partite non è mai facile perché gli avversari sono talmente scarsi che non si riesce a trovare stimoli. Giocare certe partite non è mai facile perché a volte, si rischia di esagerare e involontariamente infierire sugli avversari senza motivo.  Venerdì noi Impiccababbu siamo riusciti a trovare un buon equilibrio tra essere sbruffoni e essere sportivi (forse anche troppo). Gli avversari di turno erano gli Uri Basket. Ultimi del campionato. La partita di andata, giocata da loro, l’avevamo vinta di 55 punti. Ora si giocava da noi e loro per giunta erano appena più di un quintetto. Noi potevamo schierarne addirittura due. Ecco perché la partita, per noi, è stato poco più di un blando allenamento. Abbiamo passeggiato, non abbiamo difeso (tranne uno che si voleva fare il play avversario), forzato tiri e via dicendo. Anche se è brutto dirlo, abbiamo fatto un po’ come il gatto con il topo (senza esagerare). La partita non è degna di una scrupolosa cronaca. Se è difficile giocare una gara simile, figuratevi raccontarla (poca voglia) Noi dovevamo vincere e lo abbiamo fatto. Il modo poco importa. Impiccababbu 55 Uri Basket 33. Questo è il risultato finale, senza infamia e senza lode altri due punti in cascina. Una partita che non fa testo. Ora arriveranno quelle che contano e li si che bisognerà impegnarsi per davvero. Forza IMPICCABABBU.

giovedì 20 marzo 2014

Wake me up when march ends

Stanchezza s.f [dre. Di stanco]
·       Stato, condizione di chi, in conseguenza di uno sforzo fisico o mentale, o di un forte stato di tensione o di emozione, sente diminuita la propria forza e la propria capacità di continuare nell’attività normale, o in quella in cui era impegnato: s. fisica, s. mentale; sentire la s., un po’ di s.; avere una grande s. addosso; sentire s. nelle braccia, nelle gambe, nella schiena, in tutta la persona; essere vinto, sfinito dalla s.; con il passare degli anni, la s. si sente di più; avere le ossa rotte dalla s.; non reggersi in piedi dalla s.; dopo aver superato l’esame, senti all’improvviso una grande s.; ha una fibra eccezionale e non sente mai la s.; appena gli hanno dato la buona notizia la sua s. è immediatamente scomparsa.
·       Indebolimento della capacità di concentrazione mentale, in conseguenza di un prolungato sforzo dell’attenzione: il pubblico comincia a dare segni di s.; uno spettacolo troppo lungo, che suscita s. negli spettatori; è capace di studiare tutta la notte senza avvertire la minima s.;
·       Progressiva perdita d’interesse (e talvolta anche senso di sfiducia, di delusione, o addirittura nausea, repulsione) nei confronti di cose o persone o situazioni alla quale prima s’era attaccati: sentire s. della vita, del vivere; con gli amici cominciava ad avvertire una certa s. di quella vita randagia; sentire s. di tutto; provare s. di un cibo, di un lavoro, della politica; ormai prova soltanto s. nei suoi confronti.

Che questo maledetto mese di marzo, non fosse iniziato nel migliore dei modi già lo sapevo. Che continuasse un po’ cosi, ci potevo arrivare. Che perseverasse in questa maniera, proprio non l’avrei detto. Che mese del cazzo!!! E ancora non è finito!!! Mi sento apatico, nervoso, inconcludente ma soprattutto stanco, di una stanchezza mentale allucinante e spossante. Che palle!!! ….. Non ho voglia di sentirmi così. Non ho voglia di sentirmi svuotato. Non ho voglia di stress. Non ho voglia di pianificare ogni volta. Non ho voglia dei “no, no, no”. Non ho voglia di essere sempre compiacente. Vorrei mandare tutti a fare in culo, non ho voglia di farlo. Non ho voglia di notti in bianco. Non ho voglia di estenuanti emozioni intense. Non ho voglia di fare sport, ma mi tocca. Non ho voglia di scrivere neanche su questo fottuto blog, eppure lo sto facendo. Non ho voglia dei weekend tutti uguali. Non ho voglia di svegliarmi tutte le mattine stanco. Non ho voglia di questa merda di fascite plantare che mi affligge. Non ho voglia di dovermi preoccupare del conto in banca. “Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade”. Non ho voglia di ubriacarmi per non pensare. Non ho voglia di pensare. Non ho voglia di fare niente. Non ho voglia di fare qualcosa. Non ho voglia di persone stupide. Non ho voglia di persone furbe. Non ho voglia di uscire. Non ho voglia di dovermi spiegare. Non ho voglia di curarmi. Non ho voglia di essere così stanco. Non ho voglia di ascoltare il mio cervello. Non ho voglia neanche di me….“Here comes the rain again, falling from the star, drenched in my pain again, becoming who we are…”  Voglio dormire, svegliatemi tra un po’!!!
 

domenica 16 marzo 2014

Senza di te tornavo, come ebbro....

di Pierpaolo Pasolini 1945-46

Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.


venerdì 14 marzo 2014

Boring!!!

Seconda partita di ritorno. Seconda partita in pochi giorni. Secondo sassolino da toglierci. Gli Impiccababbu ieri sera erano chiamati a restituire la bruciante sconfitta dell’andata operata dai Digigirigigi (un nome normale no). Dopo aver buttato la partita contro gli Olblex, questa volta non potevamo proprio sbagliare, per cui alle 21 e 30, concentrati, siamo entrati in campo per dargliele di santa ragione. La partenza è abbastanza blanda, entrambe le squadre non si dannano certo l’anima. Il ritmo è lento e più che correre si passeggia. Si sbagliano molti tiri, anzi troppi. Noi comunque controlliamo agevolmente chiudendo il primo quarto in vantaggio. 17 a 11. Il secondo periodo si apre come il primo, squadre lente e rilassate (fin troppo). Il punteggio rimane bassino, non certo per merito delle difese molto larghe ma sempre e soprattutto per le terribili medie al tiro. Il risultato all’intervallo ci vede avanti di 11. 31 a 20. Possiamo giocare meglio, lo sappiamo. Possiamo suonargliele lo sappiamo. Invece anche nel terzo quarto giochiamo lenti e leziosi. Il cuscinetto di punti che ci separa oscilla sempre intorno ai 10 punti, per cui forse inconsciamente giochiamo troppo tranquilli. Alla fine del terzo periodo ancora avanti di 11. 42 a 31. Ci si avvia noiosamente verso gli ultimi dieci minuti di partita abbastanza sicuri. Gli avversari non ci impensieriscono quasi mai, sono distanti e controlliamo. Alla sirena Digigirigigi 41 Impiccababbu 50. Partita brutta da vedere, noiosa da seguire. La poca verve, le pessime percentuali al tiro, il pressoché poco agonismo non faranno certo entrare questa partita nelle memorie dei protagonisti, figuriamoci in quelle degli spettatori (rivogliamo i soldi del biglietto!!!) L’obiettivo era vincere e ribaltare la differenza canestri. Ci siamo riusciti. A volte bisogna passare anche per questo tipo di partite. Altri due punti in cascina li abbiamo messi. Consolazione. Le partite che contano stanno per arrivare. Sveglia!!! Forza IMPICCABABBU.

mercoledì 12 marzo 2014

Giù al nord

Nome in codice dell’operazione: “Compleanno”. Obiettivo: festeggiare i primi quarant’anni di A……..o (non fà nomi). Partecipanti alla manovra: “Nucleo Milano”, “Sezione Roma”, “Brigata Sassari” e "lo specialista svizzero". Obiettivo raggiunto con successo… nonostante nessuno sappia realmente come siano andate esattamente le cose. Causa un insieme di fattori determinanti. Il primo, una quantità smodata di birra. Il secondo, una quantità enorme di birra. Il terzo, una quantità irreale di birra. Il quarto, dosi massicce di birra. Tutto è filato così, dentro un ovattato indolenzimento alcoolico. E’ stata una piacevolissima rimpatriata di vecchie amici. Una partita per vecchie glorie. Un revival di tante serate passate insieme. Un classico anni 80’ come “Der Kommissar” (solo chi c’era può capire), oh oh oh oh oh oh oh!!! Tre giorni di piacevoli e spensierate serate milanesi. I ricordi sono tanti e confusi, cerchiamo di mettere ordine. A partire dalla prima birra al bar Joe. Passando per quelle alle 10 del mattino a casa del festeggiato. Ricordo panini con luganega e guinness. Cinquanta gradi e uno con la felpa in pile. Calamari fritti (che schifo) e vino (agghiacciante). Amaro Braulio ai navigli. Rum e birrette da Peppone. Uno che entrava ubriaco in farmacia. Cocktails in un altro posto che non ricordo. A questo punto qualcuno addormentato in un bar (non chiedetemi il nome). Altre birre in un altro posto (come cazzo si chiamava quel pub?). Gente sdraiata in terra. Gente che attaccava adesivi ovunque. Gente intransigente (ma quanto devo aspettare per una piadinaaaaaaa). Whiskey e marcia in più. Gente che rientrava a casa facendo una fatica tremenda. E poi la colazione dei campioni. Il duomo ma soprattutto il bar del duono (d’ogna zocco quel Bloody Mary). Un conto allucinante a pranzo. Bella la mostra di Kandinskij? Cazzo una figata!!! Un pomeriggio danzante (torra da Peppone). Un altro compiva gli anni e ha stappato bollicine. Qualcuno ha ballato con una splendida bambina. Qualcuno è andato a bere dell’ottima P3’ (i soliti sassaresi), qualcuno no. Un aperetivo dal festeggiato, dove qualcuno ha pianto. E poi, mmmmmh!!! un ottimo ossobuco Qualcuno ballava ubriaco e sudaticcio sul tavolo di un ristorante. Qualcuno urlava come sempre. Qualcuno trincava, anzi mi sa che tutti trincavano. E si proprio tutti!!! Qualcuno ha mollato. Qualcuno no. Ma si andiamo a bere una birretta alle “Scimmie”. Una, ho detto una!!!. Si vabbè, mettine un’altra!!! L’ultima e ce ne andiamo!!!  Aspè la staffa!!! Panino e birra? Ok. La bagassa manna!!! E poi c’è stata più di un orecchio di elefante accompagnato da qualche altra caraffa di birra, giusto per dire che: “non siamo venuti a Milano solo per mangiare”…. Saluti, baci e abbracci. A presto. Ciao!!!

martedì 11 marzo 2014

Il sapore della sconfitta

Amarezza. [a-ma-rèz-za] s.f.
Delusione, rammarico; nelle sue parole c’era molta a.
Disgusto; l’accaduto gli aveva lasciato una profonda a.

Con questa semplice parola si può riassumere lo stato d’animo che, ieri, gli Impiccababbu avevano a fine partita. Si giocava infatti la prima giornata di ritorno del campionato Open UISP. Gli avversari di turno erano gli Olblex, incontrati più volte sia in campionato che in amichevole. Per cui la partita di ieri aveva quella aria un po’ tesa tipica dei derby. L’andata non era andata benissimo, anzi possiamo tranquillamente dire che non era andata per niente. Il nostro campionato è iniziato qualche partita dopo (lo sappiamo bene), comunque nel corso del torneo la nostra convinzione di poterli battere era cresciuta enormemente. Fino a ieri sera. Palla a due al ghetto di Santa Maria di Pisa. Le squadre entrano in campo entrambe determinate, si corre molto e si sbaglia molto, noi un po’ di più. Il punteggio alla fine del primo quarto non è altissimo e la distanza non è incolmabile. Siamo sotto di 5. 12 a 7. Il secondo periodo è combattuto, noi ci sciogliamo un po’ giocando del buon basket. Li ripigliamo e andiamo avanti. Peccato che nel finale ci sorpassano. Noi comunque ci siamo. Vinciamo il quarto ma siamo sotto di 2. 23 a 21. Il terzo quarto è all’insegna del bel gioco, la partita è vivace, piacevole da guardare e corretta. Ci si affronta senza complimenti sportivamente. Prima dell’ultimo periodo siamo ancora tutti li. Cazzo però siamo ancora dietro. Questa volta solo di un punto. 36 a 35. La convinzione di potercela fare si fa breccia tra di noi, anche perché tiriamo fuori dal cilindro una super difesa. Una difesa con i coglioni. Dura e agressiva. A cinque dalla fine siamo ancora pari. Poi il blackout. Nero assoluto. Improvvisamente si spengono le polveri e non riusciamo più a segnare. Nell’ultimo periodo facciamo solo 9 punti, troppo pochi per poter pensare di vincere. Finisce così Impiccababbu 44 Olblex 55. Che futta!!! L’abbiamo buttata!!! Questo doveva essere il primo sassolino da toglierci e invece eccolo li. Ancora al suo posto e ancora più fastidioso!!! Giovedì abbiamo un'altra gara alla nostra portata. Non la possiamo sbagliara. Crediamoci cazzo!!! Uniti e fidenti, forza IMPICCABABBU. 


giovedì 6 marzo 2014

Every bloody day!!!

“La malinconia è la felicità di essere tristi"
Victor Hugo “I lavoratori del mare” 1866

Apro gli occhi. Cazzo. Quattro del mattino. Sento quell’odore. Un sesto senso, una premonizione o solo esperienza. Non ho bisogno di poggiare il piede sinistro a terre, lo so fin troppo bene, anche oggi sarà una giornata di merda. Vorrei rimettermi a dormire, è inutile. Quel fottuto nemico del mio cervello ormai si è messo in moto e non smetterà di tormentarmi. E’ un'altra giornata stupida, un'altra giornata schifosa, l’ennesima di fila da un po’ di tempo. Sono giorni che non dormo bene e quando ci riesco mi risveglio così. Malinconico, intorpidito, stropicciato, infastidito, nervoso, rotto di coglioni o con qualche cecio furioso. Neanche l’idea di un caffè mi stuzzica, lo stomaco è chiuso. Apatia. Voglio spegnere la testa. Qualcuno sa come fare? Mi alzo, cincischio per casa. Rassegna stampa e ultime notizie: “il mondo non è finito!!! Vaffanculo!!!”. Accendo il cellulare. Niente. Ok, diamoci una scossa. 23 km e 190 metri in 50 minuti. Centimetro per centimetro sudati, guadagnati e tormentati su quei cazzo di pedali. Ancora niente. Forse una doccia gelata a questo punto potrebbe servire allo scopo. Inutile. Questo cazzo di umore di merda non va via. Il pranzo è solo una necessità, niente gusto, niente sapore. Poltiglia. Vorrei dipingere. In passato è servito a sconfiggere i demoni. Vorrei mettermi sulla poltrona e rilassarmi con un libro e della buona musica in sottofondo. Magari!!! Boom. Boom. Boom. Mazzetta, scalpello e casino. Dimenticavo di la ci sono i muratori. Rumore. Ahhhh!!! Intanto lui è li. Presente. Quel cazzo di umore nero, mi segue da questa mattina. Silenzioso, pronto a uscire all’ora del desio. Col calar della sera diventa più forte, ingombrante, imbattibile. Vorrei non pensare. E’ dura. Intanto il cellulare? Muto. Assenza. Ho così tante parole che non riesco a dirle. Alcool. Tanto alcool. Ancora alcool. Un rifugio sicuro, per evitare di annegare nelle acque nere della malinconia. Solo per qualche ora. Una piccola pausa dalla mia testa. Un grande stordimento. Quello che ci vuole. Effimera panacea. La mente riparte mentre la giornata volge al termine. Conclusioni. Domande. Risposte. La malinconia è la forma romantica ed elegante della tristezza. E’ un inferno. Non voglio che passi. Non voglio che smetta. Mi piace crogiolarmi in questo torpore malinconico. Mi fa sentire vivo. E’ parte di me. Deve crescere. Crescere. Crescere. Solo chi attraversa grandi tormenti può conoscere la grande felicità. Ultimo pensiero. Ultimo sguardo al cellulare. Spento!!!

martedì 4 marzo 2014

Musa ispiratrice

“… e il terzo angelo suonò la tromba. E cadde dal cielo una grande stella ardente. E cadde sui fiumi e sulle acque. E il nome di quella stella era Assenzio. E le acque furono mutate in Assenzio e molti uomini perirono perché sommersi da quelle acque diventate amare…”
San Giovanni "Apocalisse"

Vagava tra le cupe terre dell’Europa del nord avvolta in un mantello. Porgeva il calice allungando le mani saturando l’aria di odori e umori. Offrendo un liquido color del cielo che si frange nel mare, contaminato dal verde che ha respirato l’oro del sole. Lei era una fata Verde e ciò che donava era una panacea. Nasce così il mito di Artemisia e di una bevanda che ha fatto epoca. Una vera a autentica musa che ha impregnato la cultura francese, dilagando nei romanzi, nelle rime e sulle tele dei pittori. In breve tempo riuscì a possedere le menti di molti, che ne divennero schiavi, supini ai suoi desideri, tanto che i governi furono costretti a costruire tribunali. Da fata venne giudicata strega, esponendola sul rogo delle pubbliche piazze.  Come ha fatto un erba utilizzata da Ipocrete per curare la malaria a creare tanto scompiglio nel mondo moderno? Artemisia è il suo altisonante nome latino. Dovrebbe riferirsi ad Artemisia Gentileschi, un’artista seicentesca, che si liberò del marito per dedicarsi anima e corpo alla pittura. Si trovano tracce di questa pianta nella bibbia dove Re Salomone la usava per contrastare la dolcezza del miele, Plinio nell’antica Roma faceva brindare i vincitori delle corse per rammentare loro che la vittoria porta anche amarezza, mentre San Giovanni la citava come angoscia nell’apocalisse. Nel settecento l’assenzio popolava gli erbari per le sue proprietà curative, ma iniziava anche ad apparire nelle opere letterarie, gli attribuivano una brutta fama, descrivendo i giorni dell’assenzio come quelli i più amari. L’assenzio veniva usato, mischiato ad acqua fresca per dissetare, fino al giorno in cui un militare e un giovane con esperienza distillatoria, iniziarono a produrlo. In principio serviva solo per i militari che partivano in guerra, infatti era un potente rimedio contro malaria e dissenteria. In seguito gli stessi militari scoprino che curava anche un altro terribile male, la malinconia. L’esercito coloniale francese divenne il paladino  della nuova Francia che sognava in grande. I reduci d’africa erano osannati e le loro abitudini furono fatte proprie dalla borghesia, che rimase affascinata da quel liquido verde trangugiato con avidità e trasporto. L’assenzio fu subito di casa nei numerosi cafè parigini, frequentati da scrittori, pittori, giornalisti e via dicendo. Per decenni la bevanda verde imperversò in tutta la Francia e poi nel mondo. La fata verde lanciava scorribande per tutto il globo facendo ovunque danni. I poeti maledetti ne abusavano di giorno e di notte, ne bevevano senza misura al cafè Rat Mont a Pigalle, e molto probabilmente Rimbaud era strafatto il giorno che accoltellò il suo amante Verlaine. Sicuramente la fata verde ispirò Musset nella creazione della sua Bohème. In lei gli scapigliati prendevano ispirazione e soprattutto il tepore per superare le fredde notti parigine. Toulouse-Lautrec quando annegò, aveva un bastone con la fata incisa e un bicchierino incastonato. Artur Conan Doyle offriva bicchieri d’assenzio al suo Shaerlock Holmes per aiutarlo a risolvere i misteri più intricati (ma credo che si sbomballasse per bene anche lui). E cosi via pittori, poeti ma anche e soprattutto borghesia e classi più povere. Divenne una piaga, alla fata verde venne attribuito di tutto, malattie nervose, aumento della criminalità, bassa natalità, tubercolosi. Inevitabilmente venne messa al bando.... Che peccato!!! In questi giorni di umore nero, di poca socievolezza, di voglia di non pensare e dimenticare tutto una bella sbomballata di assenzio l’avrei proprio gradita.  Avrei proprio gradito la compagnia di una affascinante fata, simbolo di libertà, di creatività e di rottura degli schemi. Avrei gradito una piacevole sborinia. Avrei gradito ..!!!

lunedì 3 marzo 2014

Un, deux, Trois!!!

Tre: numero perfetto per eccellenza. Tre: come la santissima trinità. Tre: come le tette più la figa. Tre: come il cazzo più i coglioni. Tre: come la bomba (ciuff!!!). Tre: come “tre uomini e una gamba” (quella di Capone). Tre: come il terzo tempo.  Tre: come 3 vs 3 a metà campo (chi segna regna). Tre: numero naturale, che segue il due e precede il quattro. Tre: come le vittorie di fila degli Impiccababbu…. Striscia aperta e morale alle stelle, per la compagine in verde che venerdì scorso ha onorato il campionato UISP con un’altra vittoria. La partita non è stata molto combattuta, anche questa volta abbiamo giocato contro avversari degni di poca nota. Fin dalla palla a due iniziale, fissata per le 21 e 15 (da noi)  si è visto che le differenze tra i due team erano abissali. La partenza è un po’ col freno a mano tirato. Palestra fredda, poco riscaldamento e consapevolezza di essere più forti non ci fanno giocare il primo quarto al meglio. Corriamo poco, e comunque nonostante tutto, dopo dieci minuti, siamo avanti di 10 punti. 22 a 12. Il secondo quarto ci vede ancora sovrastare gli avversari. Facili canestri, buona circolazione di palla e attenta difesa, il tutto senza sudare troppo, ci fanno prendere il largo. All’intervallo siamo 44 a 18. Una voragine di distacco, che aumenta inesorabilmente nel terzo periodo minuto dopo minuto. Facilmente prima dell’ultimo quarto siamo +37. 59 a 22. L’ultimo periodo non è certo diverso dal resto della gara. Giochiamo sereni, senza strafare. Potevamo infierire ma non lo abbiamo fatto. Alla sirena il tabellone parla chiaro. Impiccababbu 77 Team Sassari 26. +51 e tutti al bar a bere. Questa era l’ultima del girone di andata (dobbiamo ancora recuperarne una). La strada è segnata. La squadra è compatta e consapevole di quello che si può fare.  Siamo la solita mina vagante, e con un bel po’ di sassolini da toglierci dalle scarpe. Il nostro campionato inizia ora!!! Occhio!!! Forza IMPICCABABBU.