• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

giovedì 27 settembre 2012

Se famo du spaghi?

Gli spaghetti sono uno dei piatti più caratteristici della cucina italiana, a mio modo di vedere indubbiamente il tipo di pasta più apprezzata in assoluto. I miei preferiti sono i n°5 barilla, i n° 12 de cecco o i n°9 garofalo. A qualsiasi ora del giorno ed in qualsiasi situazione due spaghetti ci stanno sempre bene. La deliziosa ricetta che sto per proporvi è l’ennesimo esperimento culinario di questa lunga estate. Non è sicuramente la classica “aglio, olio e peperoncino” delle 5 del mattino per tamponare la fame chimica, questa ricetta è un po’ più lunga da realizzare e un po’ più complicata a causa dei suoi ingredienti. Ma se dovete realizzare un pranzo o una cena per amici, questi spaghetti gustosi e saporiti, al sugo di scorfano, garantiscono un enorme e sicuro successo. Ora iniziamo.

Ricetta
Dati tecnici:
·       grado di difficoltà: medio
·       tempo di preparazione del pesce: dipende dalla pezzatura dello scorfano (in media è 15 minuti ogni 400/500 di pesce)
·       tempo di cottura: dipende dal tipo di cottura degli spaghetti che usate
Ingredienti per 4 persone:
·       400 gr. di spaghetti
·       1 scorfano (700/800 gr.)
·       6 pomodori maturi
·       10 pomodorini pachino
·       2/3 peperoncini piccanti
·       Prezzemolo
·       Aglio, olio, sale q.b
Preparazione
·       Pulite lo scorfano, mettetelo in forno e cuocetelo per il tempo necessario. Nel frattempo passate i pomodori e dopo aver fatto rosolare con un po’ d’olio il peperoncino e l’aglio, aggiungete il liquido. Lasciate cuocere. Quando lo scorfano sarà cotto armatevi di santa pazienza, eliminate tutte la lische e sminuzzate con le mani la polpa in maniera grossolana. Quando il sugo di pomodori sarà cotto aggiungete la polpa di scorfano, mescolate e fate riposare. Vi consiglio di preparare questo intingolo almeno un paio d’ore prima del pasto, o addirittura dal giorno prima, in modo che i sapori si combinino alla perfezione.
Cottura:
·       Cuocete gli spaghetti in acqua salata e scolateli al dente, versateli nel sugo amalgamando per bene, aggiungete i pomodorini tagliati in 4 e spolverate col prezzemolo tritato. A questo punto gli spaghetti allo scorfano sono pronti. Buon appetito.

lunedì 24 settembre 2012

Eravamo quattro amici al bar

Eravamo quattro amici al bar, era il 16 giugno 2012, faceva caldo, la colonnina di mercurio toccava i 30° ed eravamo seduti in via Tempio 12, quel giorno in cui prendemmo una decisione insignificante per molti, ma importantissima per noi. Se ne era sempre parlato, solo semplici chiacchere, scambiate velocemente al bancone di un bar, il più delle volte sbiascicate tra una birra e l’altra e un’altra ancora, ma rimaneva tutto li. Quel giorno invece scattò qualcosa. Si accese una scintilla, la lampadina iniziò a funzionare in maniera diversa, e nei nostri occhi per la prima volta si vide una luce nuova… Oste per dio!!! subito carta e penna, Presto!!!! Che entusiasmo nel redare la prima lista ufficiosa della squadra, che risate cercando di trovare un nome decente per un gruppo di disgraziati ex cestiti appesantiti, che ordine e serietà (si fa per dire) nell’affidare a ognuno il suo compito… Cazzo dai proviamoci!!! Sabato 22 settembre, via Tempio 12, fà sempre caldo e come si suol dire l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Primo pranzo ufficiale, bello e divertente come il primo giorno di scuola. E’ bastato poco, qualche sbattimento, qualche fila, qualche telefonata per evitare altre file, qualche marca da bollo quà e là. Abbiamo un coach, uno sponsor, le divise sono in stampa e l’iscrizione al campionato è stata fatta. Alla fine, contro ogni pronostico, ce l’abbiamo fatta… Porca troia siamo una vera “squadra di basket”. Non abbiamo la più pallida idea di come potrà andare questa nuova avventura stimolante e impegnativa, ma essendo un gruppo di sassaresi lestofanti, folli, un po’ cagnacci e impulsivi affronteremo questo campionato con il coraggio degli incoscienti, pronti a dare battaglia a ogni partita. Attenzione mamme, tenete in casa le vostre figlie, gli “IMPICCABABBU” are coming!!!!  


mercoledì 19 settembre 2012

La santissima Trinità

Ci sono cose che, nonostante la ripetitività, non mi stancherei mai di fare. La “festa della birra trinitaiese” è una di quelle. Arrivata ormai alle 16° edizione, la tre giorni di bionde bicchierate è un evento imperdibile della mia estate gallurese. La preparazione spirituale inizia già qualche giorno prima, il corpo inizia ad avvertire qualcosa che sale, pian piano, come una lenta marea, il cervello inizia a sublimare quell’atmosfera unica, lo stomaco reclama luppoli e malti... Dai, dai, dai, ma quando inizia? non ce la faccio più… Finalmente arriva il 16 agosto e tutto può iniziare. Approdando  nella piccola piazzetta di Trinità, la prima cosa che colpisce è il genuino sapore di sagra di paese. Luci, bandierine, salsicce arrosto, musica,  persone e schiamazzi ti fanno sentire immediatamente a proprio agio, sembra di stare in famiglia a natale, solo con molta più gente e molto più ubriachi. La produzione di acquolina arriva all’apice mentre aspetti che ti servano la prima birra. Primo sorso ahhhhhh godo!!! Il cervello va in modalità OFF. I baristi diventano i tuoi migliori amici, smetti di usare la normale valuta e usi solo il parametro birra (2,5€=1 birra … 1 birra/1 panino …2 birre/1 pacchetto di sigarette … 4 birre/1 pizza …  e cosi via) resti per tutto il tempo avvolto in un torpore birra-temporele, un mondo ovattato dove non esistono problemi, pensieri tristi o nemici, è vero che potresti vendere tua mamma per una tazza piena, ma conta solo il tipo di bionda da bere e la sua temperatura. Tra una doccia di birra e l’altra conosci gente nuova, di cui non ricorderai mai il nome, il più delle volte ubriaca e mostruosa come te, balli come uno scatenato a discapito delle tue ginocchia appesantite dall’alcool e dall’età. E poi ci sono quei brindisi solenni, suggellati da un sano usque ad fundum, usando le scarpe come coppe trionfali e i sorrisi e gli sbiascicamenti a trifole che in quel momento ti sembrano delle gran gnocche. Ma come sempre le cose belle finiscono in fretta, dopo 3 giorni, si ritorna alla triste realtà. La testa gira un po’, il fegato reclama indulgenza, il cervello ritorna in modalità ON. Anche quest’anno, come le 16 edizioni precedenti, ce l’abbiamo fatta, e tu fiero d’orgoglio vai in giro con la memorabile maglietta guadagnata sul campo di battaglia aspettando con impazienza l’edizione del prossimo anno. Io ci sarò, e voi?

venerdì 14 settembre 2012

Perfect day

Just a perfect day, drink sangria in the park, and then later, when it gets dark, we go home. Just a perfect day, feed animals in the zoo, then later, a movie too, and then home. Oh it's such a perfect day, i'm glad I spent it with you. Oh such a perfect day, you just keep me hanging on, you just keep me hanging on. Just a perfect day, problems all left alone, weekenders on our own. It's such fun. Just a perfect day, you made me forget myself. I thought I was someone else, someone good. Oh it's such a perfect day, i'm glad I spent it with you. Oh such a perfect day, you just keep me hanging on, you just keep me hanging on. You're going to reap just what you sow, you're going to reap just what you sow, you're going to reap just what you sow, you're going to reap just what you sow...
Lou Reed - 1972

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giovedì 13 settembre 2012

La fregola del Marinaio

Beh come avrete sicuramente sospettato leggendo questi ultimi post, l’estate che ormai volge al termine e i giorni all’Isola Rossa, li ho trascorsi all’insegna del relax, dell’amicizia, della sempre presente birra ma soprattutto sono stati dedicati al cibo. Sia esplorando nuovi lidi culinari, sia dedicandomi in prima persona alla preparazione di succulenti piatti. Ecco perché anche questo post è dedicato a una ricetta sperimentata con successo nei giorni passati. Ma soprattutto perché le mie commensali, di quella sera, mi hanno chiesto con insistenza tutto il procedimento. Quindi in arrivo per voi la ricetta della “fregola sarda del Marinaio”.

Ricetta
Dati tecnici:
·       grado di difficoltà: medio
·       tempo di preparazione: 25 minuti, forse anche meno
·       tempo di cottura: intorno ai 20 minuti, dipende dal tipo di fregola che usate
Ingredienti per 4 persone
·       300-400 gr. di Fregola sarda
·       1 Kg. tra cozze, arselle o vongole
·       Fumetto di pesce
·       8 gamberoni
·       Bottarga in polvere
·       4 pomodori maturi
·       2 pomodori secchi
·       2-3 peperoncini, dipende da quanto vi piace mangiare piccante
·       2 spicchi d’aglio
·       Prezzemolo
·       Olio e sale q.b.
·       Tanto ingrediente segreto
Preparazione:
·       Esistono due scuole di pensiero per la cottura della fregola, c’è chi la cucina nell’acqua bollente e poi la scola come se fosse una pasta, e chi la cucina come se stesse preparando un risotto. Io per questa ricetta l’ho cotta stile risotto, ecco perché prima di tutto dovete preparare un fumetto di pesce, molto leggero io ho usato 2 teste di scorfano, ma solo perché poi lo scorfano mi serviva per un altro piatto, ma voi potete usare tranquillamente qualsiasi tipo di pesce. Lavate cozze e arselle, fatele rosolare in un tegame, una volta aperte sgusciate le cozze ed arselle (tenendone da parte qualcuna per la presentazione del piatto) mettetele da parte. Filtrate il liquido rilasciato e mettetelo da parte. Pulite i gamberi e dopo aver eliminato le teste (che eventualmente potete usare per il fumetto), sgusciateli, fateli rosolare su un padellino con un filo d’olio e ricopriteli con la bottarga fino a quando non si formerà una piccola crosticina, metteteli da parte (anche questi serviranno per la presentazione del piatto). Pelate i pomodori, eliminate i semi e tagliateli a cubetti.
Cottura:
·       Dentro una casseruola o una padellone, fate soffriggere l’agio i pomodori secchi tritati e il peperoncino. Aggiungete la fregola, i pomodori a cubetti ed il liquido delle cozze, ricoprite la fregola col fumetto di pesce a lasciate cuocere, controllando di tanto in tanto il livello, insomma come si fa con i risotti. A fine cottura aggiungete le cozze e le arselle ed una abbondante spolverata di prezzemolo, amalgamate per bene il tutto. Ora viene il bello quello che, oltre al gustoso piatto, vi farà sentire “chef per un giorno” sistemate la fregola nel piatto e guarnitela con le arselle ancora col guscio e i gamberoni. Spettacolare. Buon appetito.

martedì 11 settembre 2012

Il Cormorano

Marinedda non è solo una bella spiaggia e non ha solo uno splendido tramonto. Esistono anche altre attrattive. Il bar “il cormorano” è una di queste. Situato a sud-ovest nella affascinante cornice della spiaggia, questo tipico baretto da mare è il più interessante di tutti quelli del circondario. Un punto di riferimento ideale per coloro che detestano mangiare i soliti panini. L’ambiente è molto spartano e casareccio, non vi aspettate di mangiare su tovaglie di seta e neanche su quelle di cotone, vi servono solo ed esclusivamente su tovagliette di carta. I tavolini sono di plastica, come le sedie. Tutto il resto è di prim ordine, a partire dalle simpatiche cameriere (cazz bone), al cibo genuino e saporito, finendo col la splendida location dell’ampia terrazza affacciata sul mare. Si ordina alla carta e dalla cucina, che utilizza buona materia prima, arrivano piatti gustosi e abbondanti che spaziano dalle ottime troffie con aragostelle, ai gustosi spaghetti con le vongole, ai secondi di carne, pesce e crostacei, rigorosamente arrosto, e cotti ottimamente. Ma a mio modo di vedere il loro piatto forte, quello di cui ho stra-abusato questa estate è il calamaro fritto. Siamo vicini alla perfezione, un fritto molto leggero, croccante al punto giusto, saporito e appagante. Gustato a pochi metri dal mare con almeno una 0,40 ben gelata è impagabile. Ormai è un rito, il pranzo al “cormorano” è un momento della giornata che ha una sua sacralità, sarebbe peccato non tornarci per santificare il calamaro fritto. Per poter godere a pieno di tutto ciò, vi do dei piccoli consigli, primo, se decidete di mangiare al “cormorano” prenotate un tavolino, i primi tavoli, quelli a ridosso del mare, sono ambitissimi. Secondo andateci a orari decenti, tipo intorno alle 13-14, perché non avendo una grossa cambusa e ordinando il cibo giornalmente, potreste rischiare di non trovare i calamari, visto che vanno via come il pane. Che altro dire? Provare per credere.



 

giovedì 6 settembre 2012

The show must go on

Ho visitato e girato parecchi posti, molti mi hanno colpito per la loro bellezza, altri per il loro fascino, altri per la loro storia. Ma l’emozione che ogni sera al calar del sole mi da la piccola baia di Marinedda credo sia unica nel suo genere. Orientata verso ovest la baia e la sua splendida spiaggia quotidianamente offrono uno spettacolare tramonto sul mare, e un fiabesco abbraccio tra i quattro elementi. La spiaggia a quell’ora è praticamente deserta. Si rimane senza fiato al cospetto di questa natura generosa di scorci, colori e suoni. Un piccolo evento che ti fa apprezzare le cose semplici della vita. Io, che ne ho la fortuna, cerco, con ostinata testardaggine, quando posso, di non perderne mai uno. Suggestivo, affascinante, speciale, senza rivali, e chi più ne ha più ne metta, quel tramonto è qualcosa di unico e irripetibile, diverso tutte le sere. Sembra fatto apposta per te. E’ fantastico godersi quel pittoresco tuffo in mare del sole, è solenne sentire l’odore del mare e della macchia mediterranea che circonda la spiaggia, è impagabile aspettarlo con una gelida birretta in mano e qualcosa da sgranocchiare come aperetivo, è intimo ammirarlo con gli amici del mare. E’ solo un piccolo evento che si ripete da sempre, ma porca puttana a Marinedda è stramaledettamente bello ogni giorno.

mercoledì 5 settembre 2012

Risotto del Marinaio

Come annunciato in un precedente post, eccomi qua a farvi partecipe, di nuove ricette ed esperimenti culinari nel quale mi sono appentato questa estate all’Isola Rossa. Attenzione ho sempre detto di non aver nessuna velleità da chef, ma cucinare mi sta piacendo molto e farlo per amici e parenti ancora di più. Perciò senza riassumere le lunghe serate attorno a un tavolo per strafogarci come cinghiali e bere come spugne, del quale sicuramente non vi frega niente, inserirò solo le ricette sperimentate. Quelle che hanno riscosso un enorme successo, quelle di cui sono stati richiesti bis e in alcuni casi addirittura ter. Non per fare il barroso (anche se un po’ lo sono), ma ultimamente tutte le ricette su cui mi sono buttato sono venute abbastanza bene, chi ha mangiato presso la “Trattoria Pintus” questa estate credo possa confermarlo. Ok, ok… dopo essermi auto-adulato, e nella speranza di non finire come “chi si loda si imbroda” partiamo col “Risotto del Marinaio”.

Ricetta
Dati tecnici:
·       grado di difficoltà: medio
·       tempo di preparazione: 30 minuti
·       tempo di cottura: intorno ai 20 minuti, dipende dal riso
Ingredienti per 4 persone (la solita dose abbondante per gente affamata)
·       300 gr. di riso
·       1 Kg. tra cozze, arselle o vongole
·       1 calamaro intorno ai 350 gr.
·       12 gamberoni
·       Fumetto di pesce
·       5 pomodori maturi
·       1-2 pomodori secchi
·       2 peperoncini
·       2 spicchi d’aglio
·        Prezzemolo
·       Mezza cipolla
·       3-4 bicchieri di vino bianco ben gelato
·       Olio extra vergine
·       Sale e pepe q.b.
·       Tanto ingrediente segreto
Preparazione:
·       Pulite il calamaro, lavatelo e tagliatelo a piccoli pezzi. Lavate cozze e arselle, fatele rosolare in un tegame, una volta aperte sgusciate le cozze e insieme alle arselle mettetele da parte. Filtrate il liquido rilasciato e mettetelo da parte. Pulite i gamberi e come direbbe la regina rossa di “Alice in wonderland” tagliateli la testa. Usate le teste per fare il fumetto di pesce (che altro non è che un brodo). Passate 3 pomodori, mentre gli altri 2 dopo averli privati della buccia e dei semi fateli a pezzetti.
Cottura:
·       Dentro un tegame molto capiente fate soffriggere l’aglio intero e il trito di cipolla, peperoncini e pomodori secchi. Unite il calamaro, il riso, i pomodori tagliati precedentemente e mezzo bicchiere di vino bianco, fate sfumare qualche secondo (se vi state chiedendo perché tra gli ingredienti c’era scritto 4 bicchieri è perché quelli servono per dissetare il cuoco) e aggiungete il liquido delle cozze e la passata di pomodoro. Ricoprite il tutto col brodo di pesce e lasciate andare la cottura, controllando di tanto in tanto e eventualmente aggiungete altro brodo. Quando mancheranno ormai 5 minuti a fine cottura del riso aggiungete i gamberoni e verso la fine anche le cozze e le arselle. Ok a questo punto ce l’abbiamo fatta spegnete il fuoco e insaporite con una generosa spolverata di pepe nero e con abbondante prezzemolo tritato. Fate riposare un paio di minuti et voilà il “risotto del marinaio” è bello che pronto. Servitelo e aspettate solo che gli ospiti vi facciano un bell’applauso.

lunedì 3 settembre 2012

Birra & trifole

L’Isola Rossa è anche amicizia, e in fondo cosa si fa spesso e volentieri con gli amici? Si sta tranquillamente seduti a un tavolino di qualche bar, si fanno due chiacchere, si beve qualche birra,  specialmente e soprattutto se non ci si vede da un pò di tempo. Beh il 5 agosto gli ingredienti c’erano, le due amiche che non vedevo da tempo e naturalmente le birrette, di quelle buone da meditazione che gusti con calma tra un aneddoto e l’altro. Non eravamo seduti al tavolino di un bar, ma il mio terrazzo non ha certo sfigurato. Pronti, partenza, via, post cena a base di india pale ale… comprate esclusivamente per una occasione simile che sapevo prima o poi sarebbe capitata. Quindi eccomi qua a recensire queste ottime IPA oltretutto coadiuvato dalla presenza di due palati nuovi a questo tipo di sapori. Abbiamo iniziato con la ormai famosa, almeno a livello sassarese “Punk IPA”, della già citata “Brewdog”. La conoscevo già da tempo e l’ho bevuta in tutte le maniere lattina, bottiglietta e spina. Biondo oro pallido crea una schiuma abbastanza compatta ma non molto fine. L’aroma che si sprigiona stappandola è pungente si avvertono agrumi e frutta tropicale, in bocca scorre molto bene, i suoi 5,4% non si avvertono a differenza del suo gusto amaro di pompelmo e un retrogusto finale erboreo. Nome sicuramente azzeccato per questa birra un pò rude. Intanto le chiacchere continuano allegramente ed alle due trifole questa “Punk IPA” piace davvero tanto, ma è finita e dobbiamo buttarci sulle altre…….


La serata continua lenta e calma come le nostre parole e come il caldo clima che non ci da tregua… Allora che mi racconti? Cosa hai fatto questo inverno? Ma dai? Figo… ecc…ecc… Ok dai stappiamo delle altre birrette. Restiamo sullo stesso genere. Questo giro tocca alla “Flying Dog”, è più precisamente alla “Snack Dog”, anche questa è una IPA, ma ha una gradazione leggermente superiore 7,1%. Ha un bellissimo colore ambrato aranciato e una schiuma copiosa e abbastanza persistente. L'impatto olfattivo è decisamente luppolato e rivela sentori amarognoli e agrumati che ricordano la mela cotogna, il pompelmo e scorza d'arancia. Bevendola si avvertono immediatamente i luppoli molto persistenti, nonostante ciò il gusto è molto bilanciato con un lieve sentore di miele e paglia, almeno cosi mi ricordo, ma potrei anche sbagliare. Ricordo sicuramente che anche questa birra, che bevevo per la prima volta, ci è scesa con estrema facilità. Molto interessante da gustare, la consiglio agli amanti delle birre luppolate. Intanto la serata continua e con lei anche la degustazione. Siamo pronti per la terza IPA della serata.


Potevamo fermarci a questo punto? Si, ma non lo abbiamo fatto. E come le peggiori mosche da bar Bukoschiane, abbiamo continuato e stappato le ennesime bottigliette della serata. Era proprio impossibile sottrarsi dal gustare anche la “Hardcore Imperial IPA”, ennesimo gioiellino della ormai stracitata birreria scozzese della “Brewdog”. Ovviamente no. Botta finale da 9,2% bella gelata. Colore rame opaco, schiuma ocra fine e cremosa. Il profumo che arriva versandola nel bicchiere è il solito delle IPA agrumi (pompelmo) e frutta tropicale, ma anche qualcosa che ricorda il caramello. Ci scende che è una vera gioia i suoi gradi non si avvertono per niente, solo sul finale nel retrogusto molto luppolato e leggermente piccante. Questa “Hardcore” ha un ottima bevibilità, e come sempre non ne avanza neanche un goccia. La serata continua implaccabile. Ora che si fa? Beh!! io proporrei di andare in paese e berci una birretta. Che ne dite? Ok fatta......

domenica 2 settembre 2012

Chez madame et monsieur X

Non è molto distante da casa mia, ci si arriva tranquillamente a piedi. Sito in località Paduledda, una sosta qui bisogna farla ogni estate. Al di la del puro, sommo piacere del palato, è divertimento, conoscenza, scambio culturale. L’ambiente è familiare, rilassante e piacevole, i due simpatici gestori mettono immediatamente i loro ospiti a proprio agio. L’esperienza culinaria affrontata una sera di questa calda estate è stato un viaggio attraverso il carboidrato, esplorato e assaporato in tutte le sue forme, non esiste menù alla carta si "magna" quello che c’è, quello che c’è, è sempre buono. Questa volta “Tris di primi piatti”. Il primo “primo” era un semplice ma perfetto spaghetto al dentice, ottimamente condito, senza lesinare sul condimento e la porzione, veramente fresco, estivo e appetitoso. La freschezza del pescato dava la sensazione di stare per mare, molto stimolante. Ha fatto da apri pista al secondo “primo”, che io considero il vero pezzo forte della casa. La “mattonella di melanzane”, una rivisitazione hardcore molto interessante di un piatto della tradizione, le lasagne alle melanzane. E’ una vera e propria esplosione di sapore, il palato festeggia a ogni suo assaggio, lo stomaco applaude, la mente rilascia endorfine, la dose è, per farci capire alla Bud Spencer…. cavolo che botta…. Ma quanto è buona? Un bè!! Come gran finale nel caso in cui nei nostri stomaci ci fosse stato un pochino di spazio è arrivata una vagonata di rassicuranti ravioli, conditi magnificamente con un ottimo sugo con delle polpettine, inutile dire che anche questo primo era all’altezza dei precedenti. Ottima serata, ottima compagnia, trascorsa a chiacchierare (qualcuno lo abbiamo pure fatto a pezzi) tutto innaffiato da un ottimo “valdobiadene” servito alla giusta temperatura… Se vi state chiedendo come si chiama questo ristorante, sappiate che non è un ristorante e neanche una trattoria e niente di tutto ciò, anche se una stella michelin ad honorem io l’avrei concessa….. è semplicemente un posto dove si sta maledettamente bene e si mangia ancora meglio…..