• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

mercoledì 30 maggio 2012

Scripta manent

L’ho sempre fatto e continuo tuttora a farlo. Quando vado in giro a cazzeggiare, quando ho un appuntamento ed esco in anticipo, quando ho voglia di starmene un pò per i cazzi miei, quando ci vado semplicemente apposta. Vado in libreria. E’ una cosa che mi rilassa ma allo stesso tempo mi da forza. Andare in libreria è come incontrare il tuo pusher fidato, è perdersi per qualche minuto tra gli scafali e scoprire qualcosa di inaspettato,  è un viaggio silenzioso nel rumore del mondo, è comprare un libro. Considero i libri strumenti democratici e critici: sono molti, spesso si contraddicono, ma consentono di scegliere e di ragionare, per questo sono sempre stati avversati dai tiranni teocratici, censurati, proibiti, non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori. La persecuzione contro i libri è propria di tutti i regimi dispotici, e basterebbe questo per farci amare la lettura. Leggere non sarebbe una passione se non ci fossero i grandi libri, quelli che non si dimenticano e che ci accompagnano per molto tempo dopo che li abbiamo terminati. E' come se le pagine di un libro potessero toccarti l'anima. A volte una frase, una parola sembrano scritte apposta per te, la rileggi più volte, sai che ti ha colpito, e che ti ha comunicato qualcosa. Allora pensi: “ma che cazzo… questo autore mi ha spiato… ma è impossibile l’ha scritto anni fa… ha la macchina del tempo… boh boh… che strano…”. Invece poi scopri che in tutti i libri nell'angolo più oscuro del capitolo, c'è una frase scritta apposta per te. Perché i libri sono vita ed esperienze umane che qualcuno prima di te ha già vissuto. La bellezza dei libri sta proprio nei segreti che essi celano, diversi per ognuno di noi.

mercoledì 23 maggio 2012

Tradizioni familiari

Uno dei tanti ricordi che ho di mia nonna paterna, sono i numerosi weekend passati da bambino nella casa di bonnannaro, dove lei con estremo amore cucinava, per tutta la famiglia, prelibatezze di ogni genere. Un cibo e un sapore in particolare ogni tanto mi ritorna in mente, è quello degli gnocchi di patate, che le sue sapienti mani preparavano a tonnellate. Beh ieri mattina mi sono svegliato particolarmente ispirato, il momento era quello giusto, la ricetta di famiglia poteva essere tramandata (visto che non esiste una versione cartacea), dopo aver parlato con il custode del segreto (mia mamma) ho iniziato la preparazione. Era la prima volta che facevo li gnocchi di patate e vi dirò che il risultato non è stato poi cosi male, certo erano tutti diversi l’uno dall’altro, ma consistenza e sapore in qualche modo gli ho presi. Sono ancora lontano dalla perfezione di mia nonna, quelli sembravano fatti con lo stampo, ma col tempo chissà.

Ricetta di nonna Fausta
Dati tecnici:
·       grado di difficoltà: medio
·       tempo di preparazione: 1h e 45 minuti
·       tempo di cottura: 2/3 minuti,  comunque appena gli gnocchi salgono a galla
Ingredienti per 6 persone:
·       1 kg di patate a pasta bianca, abbastanza farinosa
·       250/300 gr. di farina di grano duro
·       1 uovo
·       Sale q.b
Preparazione:
·       La prima cosa da fare è preparare le patate: lavatele e, senza sbucciarle, mettetele in una pentola con dell'acqua salata e lasciatele bollire. Appena cotte ritirarle, fatele leggermente raffreddare, spellatele e passatele allo schiacciapatate in un’ampia ciotola. Unite la farina ben setacciata, l’uovo, un pizzico di sale e impastate fino ad amalgamare accuratamente gli ingredienti e ottenere un impasto soffice ed elastico. Quindi, su un tagliere di legno ben infarinato dividete l'impasto in tanti filoni dello spessore di 2-3 centimetri e iniziate a tagliare i vostri gnocchi riponendoli su una superficie o un vassoio infarinato. Per finire, praticate le caratteristiche rigature degli gnocchi facendo scivolare ogni gnocco sulla forchetta e schiacciando delicatamente col pollice, ma non troppo. Lasciate riposare i vostri gnocchi, dopodichè fateli cuocere in una pentola abbastanza grande con l'acqua  salata e scolateli quando saliranno a galla. Preparate il condimento che più vi piace e condite i vostri gnocchi.

lunedì 21 maggio 2012

Hasta siempre comandante

Frequentavo la scuola media quando nacque la moda di pasticciare gli zainetti, attaccarci adesivi e soprattutto spillette. A quell’età non ti puoi permettere un solo errore, se fai qualcosa di sbagliato, o dici qualcosa di sbagliato, o non sei come gli altri, vieni escluso socialmente. Questa fu la causa scatenante che quel pomeriggio di scuola media (non ricordo in che classe ero) mi spinse ad uscire in cerca di ammennicoli da attaccare al mio zaino ancora vergine. Dopo aver camminato in lungo e largo per le strade di Sassari, sentendomi più grande di quel che ero, capitai all’emiciclo. Non era come lo si vede ora, all’epoca, ricorderanno quelli della mia generazione, ci arrivavano i pullman da tutta la sardegna, ma la cosa più importante di quel giorno era che, in maniera stanziale, erano sempre presenti delle bancarelle. Bancarelle piene di chincaglierie, giocattoli per bambini, musicassette di ambigua provenienza ma soprattutto spillette dei gruppi rock. Perciò intenzionato a spendere tutta la mia paghetta iniziai una selezione accurata per scegliere le più fighe da esporre. Una in particolare colpi subito la mia attenzione, aveva lo sfondo rosso e al centro vi era un personaggio, con un volto scuro e un basco in testa, la presi subito senza sapere chi fosse, quasi ipnotizzato. Attaccai quella e altre spillette allo zaino ignaro di quel che rappresentava. Fu una zia a chiedermi se sapevo chi fosse quel personaggio, io risposi: è un cantante…. Solo dopo aver terminato di ridere mi disse che quello era Che Guevara…. C’è cosa? Risposi io, da perfetto ignorante…. Lei: è un rivoluzionario, un guerriero, uno che ha lottato, informati prima di esporre qualcosa…. Che figura di merda, cazzo avevo un rivoluzionario sullo zaino e non lo sapevo, altro che gruppi rock, questo fa più figo ancora. Dovevo informarmi, dovevo sapere. Iniziai a leggere e a raccattare informazioni di ogni genere,  più leggevo più mi interessava, alla fine arrivarono altri libercoli, prestati e poi mai restituiti ai miei zii. Finalmente sapevo. Nacque la passione per il “Che”, per la sinistra e per il comunismo. Non si può dire che la mia politica si sia formata in quegli anni, c’è voluto tempo, ma quell’immagine triste ha dato la scintilla, e da quel momento in poi il “Che” non mi ha più abbandonato. Non starò qui a tediarvi sulle imprese del “Che”, sul suo pensiero ribelle, sulla sua unicità o sull’intensità dei suoi scritti. Non sono un biografo. Il “Che” mi ha trasmesso la passione travolgente che metto nelle cose a cui tengo, è molto difficile da spiegare, e non credo interesserebbe a molti, ma credo che abbia condizionato molto le mie scelte, le mie decisioni e i miei comportamenti, giusti o sbagliati che siano, sono diventato cosi,  dopo un percorso a cui ha partecipato anche Lui. Ma non voglio fare dei discorsi politici o romantici, volevo solo raccontarvi di quel pomeriggio, quando io e il “Che” ci siamo conosciuti per la prima volta.

mercoledì 16 maggio 2012

Quello che non c'è

Ho questa foto di pura gioia. E' di un bambino con la sua pistola. Che spara dritto davanti a se. A quello che non c'è. Ho perso il gusto, non ha sapore. Quest'alito di angelo che mi lecca il cuore. Ma credo di camminare dritto sull'acqua e, su quello che non c'è. Arriva l'alba o forse no. A volte ciò che sembra alba, non è. Ma so che so camminare dritto sull'acqua e, su quello che non c'è. Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo, rivoglio le mie ali nere, il mio mantello. La chiave della felicità è la disobbedienza in se, a quello che non c'è. Perciò io maledico il modo in cui sono fatto, Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco. Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia. Quello che non c'è. Curo le foglie, saranno forti, se riesco ad ignorare che gli alberi son morti. Ma questo è camminare alto sull'acqua e, su quello che non c'è. Ed ecco arriva l'alba so che è qui per me. Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è. Fottendosi da se, fottendomi da me. Per quello che non c'è. Per quello che non c’è. Per quello che non c’è. Per quello che non c’è.
Afterhours - 2002

Tempera acrilica su tela 100x70

mercoledì 9 maggio 2012

Sloncha

Il 3 maggio finalmente è arrivato. E’ stato uno tzunami improvviso e catastrofico, uno schiaffo ricevuto  da mike tyson, una pallonata sulla  schiena arrivata da roberto carlos,  una serie di emozioni e ricordi che in un attimo mi hanno invaso senza pietà. Ritornare ancora una volta a dublino è stato proprio cosi. Ci sono posti nel mondo a cui ognuno di noi è legato in qualche maniera, posti che si sente dentro, posti che porta nel cuore, posti che gli ricordano momenti più o meno belli, posti che gli hanno graffiato l’anima, non necessariamente della propria terra, posti lontani e remoti. Beh dublino e l’irlanda sono  posti che mi hanno stregato sin da subito. Ci ho vissuto e passato bei momenti, momenti che non torneranno più, ma ci sono ritornato e ne ho vissuto di nuovi, altrettanto irripetibili, e  sono sicuro che anche questa volta tornerò a casa con ricordi unici e speciali….. La prima pinta di guinness bevuta avidamente all’aeroporto e l’attraversare la città fino al b&b mi hanno trasmesso una forte energia (voglia di ubriacarmi), infatti dopo appena 3 minuti aver  depositato il bagaglio, insieme alla greffa siamo già al “the celt” per bere la migliore guinness della città. E’ ancora presto ma non ci frega niente, le pinte scorrono veloci una dietro l’altra e scendono che è un vero piacere, dopo un paio di ore siamo ancora la dentro e non c’è attimo di flessione. La guinness è il simbolo dell’intero paese, questo scuro e cremoso nettare d’ambrosia è unico al mondo ed è innegabile che una pinta bevuta in irlanda ha un gusto infinitamente migliore che se spillata in qualsiasi altra parte del mondo, quindi dobbiamo assolutamente sfruttare questa situazione. Si beve, si beve e si continua a bere, il ritmo è serrato e nessuno ha cedimenti. Siamo pronti per temple bar. Non starò a fare un inutile elenco dei pub dove siamo entrati o di quelli dove non ci hanno fatto entrare. Ma  cazzo se è stato bello. Dublino ha un aria speciale, affascinante, ti spinge anche se il tuo umore non è dei migliori, alla spensieratezza e al divertimento. Nella vita ci vogliono questi momenti, bisogna mollare la solita routine quotidiana, farsi a pezzi a dublino con un gruppo di amici è una cosa che aiuta a superare i periodi di merda che ognuno di noi attraversa. E’ servito veramente non ricordo un nostro viso triste o corrucciato, forse deforme ma certamente non triste. Poi non ricordo più molto, il resto del viaggio è stato: cori da stadio dentro i pub, pinte, cori da stadio passeggiando per temple bar, pinte, risate, pinte, sculacciate, pinte, montenegro, pinte, dirty sanchez,  pinte, musica folck,  pinte, manovre di jones, pinte, una boccetta magica, pinte, rodeo e pinte, uno che voleva dare una craniata, pinte, michael douglas di noi altri, qualche altra pinta, un dito sanguinante, ancora pinte e dopo altre pinte. Dovremo anche aver visto una chiesa, o era un pub, o entrambe le cose, boh!! Grazie a chi c’era e a chi ci ha dato dentro, ci vediamo al trigesimo…. Sloncha!!

mercoledì 2 maggio 2012

Scritta nel 1972, vissuta nel 2012

“Una brutta giornata chiuso in casa a pensare, una vita sprecata, non c’è niente da fare, non c’è via di scampo, quasi quasi  mi faccio uno shampoo. Uno shampoo?”. Cosi cantava il grande giorgio gaber in una sua canzone del 1972, chi l’avrebbe mai detto che oggi avrei passato una giornata simile a quella cantata dal signor g. “Una strana giornata, non si muove una foglia, ho la testa ovattatta, non ho neanche una voglia, non c’è via di scampo: si, devo farmi per forza uno shampoo. Uno shampoo? Si uno shampoo”. Ho passato il pomeriggio a guardare il soffitto, tanto, forse troppo,  a differenza del testo una voglia l’ho avuta. Per dirla tutta più che altro era un desiderio, ma talmente complicato e impossibile da realizzare, che tale è rimasto per tutta la serata. “Schh… scende l’acqua, scroscia l’acqua calda, fredda, calda… giusta! Shampoo rosso, giallo, quale marca mi va meglio… questa! Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve, sembra panna sembra neve… La schiuma è una cosa buona, come la mamma, che ti accarezza la testa quando sei triste e stanco, una mamma enorme, una mamma in bianco!”. Il pomeriggio è passato lento e malinconico, quasi fosse una giornata uggiosa, ma tale non era. Dopo aver cenato, ascoltato un po’ di musica e cazzeggiato al computer, ho deciso, senza averne troppa voglia, ma giusto per rilassarmi e porre fine a questa giornata, di andare a dormire. “Sciacquo, sciacquo, sciacquo… Seconda passata. Son convinto che sia meglio quello giallo senza… canfora! I migliori son più cari perché sono anti… forfora!”. Invece, ecco la fedele compagnia di una vita, ormai ci conosciamo bene, in questo periodo viene a trovarmi abbastanza spesso. E’ ammagliante e seducente come le prime volte e nonostante tutti i miei sforzi per combatterla, alla fine vince lei. Benvenuta insonnia. “Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve, sembra panna sembra neve…La schiuma è una cosa sacra, è una cascata di latte, che assopisce questa smania tipica italiana, è una cosa sacra: come una vacca indiana!”. Pensieri, desideri, assilli più o meno grandi  e ancora pensieri, tutti insieme a roteare nella mia testa. Cazzo cervello spegniti! Purtroppo il tasto on-off non esiste. Mi alzo e inizio a scrivere, questo è il risultato, questa è la mia cazzo di giornata. Dovevo seguire il consiglio e farmi uno shampoo. “Sciacquo, sciacquo, sciacquo… fffffff…fon!”